Lisa Bosia Mirra
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La scuola che verrà

Bertoli si è portato a casa un più che sufficiente per quattro anni di governo a combattere contri i muri di pietra. C'è una posizione ideologica dietro il progetto "la scuola che verrà"? Certo che c'è, come c'è anche chi questo progetto lo avversa a prescindere, per identica e diametralmente opposta visione ideologica. Nella visione di una scuola moderna "di sinistra", l'allievo migliora il proprio rendimento favorendone l'inclusione, la socializzazione e valorizzandone le capacità individuali. Da "destra" l'allievo migliora il proprio rendimento con la competizione e di fronte al rischio bocciatura, il vecchio adagio un po' carota e un po' bastone. Peccato che il modo di migliorare le performances scolastiche degli allievi non sia una questione di credenze ideologiche, sia materia per studi pedagogici. La pedagogia non è un'opinione, è una scienza sociale in cui si fa ricerca, si analizzano i dati e si traggono conclusioni e raccomandazioni. Il ministro Bertoli, per la riforma "la scuola che verrà" avrebbe meritato un sei meno (diamo atto a Fonio che nella fase esplorativa avrebbe potuto coinvolgere di più i docenti). Se a dibattere di scuola invece che sei ticinesi ci fossero stati sei finlandesi (primi in tutti i tests, non solo Pisa, sul rendimento scolastico) non ci sarebbero stati dubbi: la scuola che verrà sarebbe stata promossa a pieni voti! In Ticino c'è invece una resistenza terrificante al cambiamento, cosa, dal mio punto di vista assai preoccupante. Perchè se non innoviamo e reinventiamo la scuola, da quale altra parte iniziamo? Ho fatto la scuola con i livelli e senza livelli, con la matematica che valeva doppio e con le materie che valevano tutte uguali. Ho fatto la scuola che boccia se non hai la media e quella che promuove con il consiglio docenti. Della scuola ticinese penso che sia non sufficientemente inclusiva, non offra reali pari opportunità, privilegi una visione particolaristica ad una visione universalistica, che bocci troppo e non insegni abbastanza. Gli allievi delle scuole professionali dovrebbero fare più ore di cultura generale, imparare un mestiere è importante ma acquisire quel minimo di strumenti e di senso critico per leggere la società lo è altrettanto. Sono per la scuola che verrà e per dirla tutta, vorrei che fosse già qui.


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